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Paterson: abbandonarsi alla poetica del quotidiano

Riuscire a valorizzare la propria quotidianità è un’operazione tutt’altro che semplice e richiede al proprio io un continuo rinnovamento e ricerca della meraviglia verso ciò che ci circonda abitualmente.

Presi dai nostri impegni e preoccupazioni dimentichiamo troppo spesso di vivere il momento presente, il qui e ora, prestando attenzione superficiale verso il nostro ambiente e le nostre relazioni. Il ritmo sempre uguale delle giornate spesso fa in modo che la noia, e la monotonia, si insedino nella vita, facendoci perdere la capacità di apprezzare ciò che ci circonda e ci appartiene.

Ma allora è possibile riuscire a trovare la poesia e il meraviglioso nella quotidianità?

Siamo soliti associare la poesia ai grandi eventi della vita. Quando questi accadono infatti cambia il nostro modo di pensare, di conseguenza cambia il nostro linguaggio. Abbiamo bisogno di ricercare nuove parole e metafore per avere una maggiore comprensione di quello che stiamo vivendo.

PATERSON di JIM JARMUSH

Locandina del film Paterson, Jim Jarmusch, 2016
Locandina del film Paterson, Jim Jarmusch, 2016

Il protagonista di questo film è Paterson, un autista di autobus che conduce una vita piuttosto monotona e regolare. Persino il suo nome è uguale a quello della triste e grigia città in cui vive. Le novità che accadono sono così effimere che potrebbero passare inosservate, se solo Paterson non avesse lo straordinario dono di scorgere la meraviglia nei piccoli gesti e nelle piccole cose.

Paterson può essere definito come un poeta reporter: mentre lavora si sofferma a cogliere le conversazioni dei passeggeri, li osserva, registra ciò che sente e vede; tutto per lui è motivo di interesse. Durante le pause, tira fuori il suo taccuino e compone poesie sui piccoli fatti che accadono.

Finito il suo turno ritorna a casa dove ad attenderlo c’è Laura, la sua compagna, una donna creativa ma senza alcun talento particolare, che trascorre le sue giornate realizzando tende e abiti in bianco e nero, saltando da un hobby all’altro senza un obiettivo concreto nella vita. Anche qui, in un piccolo angolo della casa, Paterson si dedica alla composizione delle poesie

PATERSON di WILLIAM CARLOS WILLIAMS

Paterson è anche il titolo dell’ultimo lavoro del poeta americano William Carlos Williams. Si tratta di un poema in cinque volumi composto da materiale eterogeneo: versi, prose, documenti, manifesti e lettere. Paterson è il nome della città del New Jersey in cui vive il poeta, che ha lo stesso nome e il cui pensiero assume concretezza nella parola poetica.

Il poeta americano William Carlos Williams

W.C.W era un medico specializzato in pediatria. Durante i suoi anni di studio sviluppa un forte interesse per la poesia. Per lui la poesia e la medicina costituivano due modi complementari di conoscenza dell’uomo e del linguaggio. Il suo obiettivo era riuscire a raccontare l’essenza delle cose in base al principio “niente idee se non nelle cose“: Williams infatti era alla ricerca di un linguaggio capace di ospitare materiali nuovi e diversi, apparentemente irrilevanti, e conferire loro sostanza e poeticità.

UN’ALTRA di RON PADGGETT

Tuttavia le poesie che vengono recitate nel film appartengono a Ron Padgget, poeta, saggista e editore piuttosto noto negli Stati Uniti. Nel film sono presenti sette poesie di Padgett di cui tre sono state scritte appositamente per il film. Una di queste si intitola Un’altra; qui sotto riporto la sequenza del film in cui viene recitata la poesia.

Poesia “Another one” dal film Paterson

In questi versi, il poeta riflette sulla dimensione del tempo che si aggiunge alle tre dimensioni fisiche percepite da bambini: altezza, larghezza e profondità. Il tempo come quarta dimensione lo si percepisce solamente crescendo, appunto col tempo; per il bambino invece il tempo si esaurisce nell’attimo presente. Quando il poeta prende coscienza della quarta dimensione, tenta di non preoccuparsi più del trascorrere del tempo, godendosi l’attimo presente, in questo caso sentendosi felice mentre sta bevendo una birra al bar.

Non so voi ma io non ho mai scritto poesie. Ho sempre avuto l’abitudine però di riflettere su ciò che accade durante le mie giornate e riportarle sulle pagine di un diario. Questi scritti non saranno dei capolavori ma ritengo che riflettere scrivendo sia un modo poetico di ragionare sulla vita.

È ciò che succede nel film Paterson in cui il protagonista non ritiene i suoi scritti degni di pubblicazione ma non può fare a meno di scrivere, in quanto i versi per lui costituiscono un modo di evadere e riflettere allo stesso tempo.

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