Libri, Narrare la malattia

“Diario d’inverno” di Paul Auster: raccontarsi attraverso il corpo.

còrpo s.m [lat cŏrpus «corpo, complesso, organismo»].  1.a. Termine generico con cui si indica qualsiasi porzione limitata di materia. 2.a.La struttura fisica dell’uomo e degli animali

DIZIONARIO TRECCANI
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Faccio un salto all’indietro, esattamente a un anno fa, quando la mia malattia si è nuovamente manifestata con un’emiparesi, esperienza che avevo già fatto all’esordio e che ha modificato la mia percezione del corpo.

Con l’arrivo della malattia, il corpo e la sua presenza si sono fatti più ingombranti, i limiti più tangibili, così come le sensazioni e i cambiamenti.

Dopo quest’ultima ricaduta mi è capitato spesso di voler dare voce e spazio al mio corpo, di raccontarlo, proprio come faccio con le mie emozioni, ma raccontare il corpo e la corporeità è un’operazione tutt’altro che semplice, in quanto prevalgono le emozioni e le sensazioni; in particolare raccontare un corpo che lotta con la malattia e tutto ciò che ne consegue.

Secondo la prima definizione del dizionario Treccani, corpo indica un termine generico con cui si indica qualsiasi porzione limitata di materia, è lo spazio che occupiamo nel mondo, la superficie concreta del nostro essere che porta i segni del nostro vivere.

IL LIBRO

Diario d’inverno è un opera autobiografica di Paul Auster pubblicata nel 2012. L’autore, all’epoca dei fatti si trovava sulla soglia dei sessantasei anni e il suo è un vero e proprio diario d’inverno, scritto nei primi mesi dell’anno, quando la città di New York è in preda alle bufere di neve. L’inverno diviene così metafora del periodo di vita che si appresta a vivere, il momento in cui si rende conto di voler fare i conti con la propria vita:

Parla ora prima che sia troppo tardi, e poi spera di continuare a parlare finchè non ci sarà più niente da dire. Dopotutto, il tempo si sta esaurendo. Forse è meglio mettere da parte le tue storie per ora e provare ad analizzare come sia stato vivere in questo corpo dal primo giorno in cui ricordi di essere stato vivo fino a oggi. Un catalogo di dati sensoriali. Quella che si potrebbe chiamare fenomenologia del respiro

DIARIO D’INVERNO, PAUL AUSTER, PAG.3

L’esigenza di raccontarsi conduce Auster ad accantonare momentaneamente il suo mestiere di romanziere per poter fare un bilancio della propria vita, attraverso una scrittura che parte dal corpo, catalogando episodi, stimoli, sensazioni piacevoli o meno, le ferite e le cicatrici e così via, riflettendo su cosa il suo corpo ha vissuto, dove è stato e dove andrà a finire.

Il tutto viene raccontato in seconda persona, riferendosi a sè stesso con il “tu”, che gli offre anche la possibilità di creare un dialogo più intimo coi lettori e rivolgersi direttamente a loro, inducendoli a riflettere sul loro corpo e compiere insieme a lui un viaggio verso l’inverno della vita.

RACCONTARE IL CORPO CHE LOTTA

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Tra i vari episodi e aspetti raccontati da Paul Auster vi è anche la malattia e il disagio. L’autore ha sofferto di attacchi di panico e nel libro riporta un episodio legato alla morte di sua madre: Paul non riesce a piangere.

L’attacco parte simultaneamente da dentro e fuori, un improvviso senso di pressione dell’aria intorno a te, come se cercando di spingerti attraverso la sedia e atterrarti, ma nel contempo una leggerezza irreale nella testa, un tintinnio ritmico che ti ronza contro le pareti del cranio, e mentre l’esterno non smette di premerti addosso e incalzarti, anche l’interno si svuota, è sempre più vuoto e oscuro, come se stessi per svenire. Poi il polso accelera, senti il cuore che cerca di sfondarti il torace, e un attimo dopo non c’è più aria nei tuoi polmoni, non respiri più. E’ allora che il panico ti travolge, che il tuo corpo si scollega e tu cadi a terra. Supino, senti il sangue che cessa di scorrerti nelle vene e le membra che via via diventano di cemento. E’ a questo punto che cominci a urlare. Ora sei fatto di pietra, e mentre sei steso sul pavimento della sala da pranzo, rigido, a bocca aperta, incapace di muoverti, urli di terrore aspettando che il tuo corpo anneghi nelle fonde acque nere della morte.

DIARIO D’INVERNO, PAUL AUSTER, PAG. 103

La reazioni del corpo vengono raccontate in modo estremamente dettagliato, diventando protagoniste assolute della narrazione: non sembra esserci spazio per i pensieri, tutto è incentrato sul corpo che domina la scena.

Per amplificare il dramma, Auster utilizza un’immagine “ora sei fatto di pietra” per far comprendere il senso di immobilità e di impotenza che si vivono durante un attacco di panico. Quell’esperienza fisica poi diventerà l’input per raccontare altri episodi del suo passato, in cui l’autore non è riusciuto a piangere, descrivendo sempre le reazioni del corpo.

Il libro tuttavia non è un susseguirsi di azioni e reazioni fisiche. È una scrittura profonda, intima, in cui l’autore si svela e si racconta sinceramente, senza tralasciare nulla, dagli aspetti più piacevoli vissuti a quelli ripugnanti. Le emozioni e i pensieri sembrano trasparire anche quando non sono scritti, mostrando il lato più fragile dell’uomo .

CONCLUSIONI

Ogni parte del nostro corpo racchiude una particolare storia da raccontare. Ci presentiamo al mondo così, come una piccola antologia di racconti che spesso non riusciamo ad ascoltare e elaborare.

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Nel descrivere il vissuto del suo corpo, Auster ci restituisce un grande amore per la scrittura e attaccamento alla vita, perchè quando ci si sente persi e/o desideriamo ritrovare il centro di noi stessi, il corpo è sempre il punto da cui ripartire:

Per fare quello che fai hai bisogno di camminare. È camminare che ti porta le parole, che ti permette di sentire il ritmo delle parole mentre le scrivi nella tua mente. Un piede avanti, poi l’altro piede, il doppio battito di tamburo del tuo cuore. Due occhi, due orecchie, due braccia, due gambe, due piedi. Questo, e poi quello. Quello, e poi questo. Scrivere incomincia nel corpo

DIARIO D’INVERNO, PAUL AUSTER, PAG.179

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