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La colpa di chi resta. Cosa c’è dietro la violenza psicologica.

Con questo articolo mi allontano un po’ dagli argomenti che generalmente sono solita trattare in questo blog per parlare di violenza psicologica, quella esercitata con le parole e atteggiamenti manipolatori volti a ferire, indebolire e denigrare l’altra persona. E lo faccio attraverso il libro La colpa di chi resta. Oltre la violenza psicologica di Elena Vezzoli, giornalista a Brescia e autrice del blog Osservatrice di storie. In questo saggio l’autrice cerca di illustrare i meccanismi psicologici che si attivano quando la donna è vittima di violenza psicologica e verbale.

La giornalista, nel corso del saggio, specifica diverse volte che il fenomeno riguarda anche gli uomini. Ci sono donne capaci di praticare violenza e abuso sia nei confronti degli uomini, che dei propri figli; tuttavia il fenomeno non è così diffuso specificando, inoltre, con precisione e accuratezza, quali sono i meccanismi e le cause che differenziano la pratica della violenza da parte dei due sessi.

LA VIOLENZA PSICOLOGICA

Photo by MART PRODUCTION on Pexels.com

Sappiamo cos’è la violenza psicologica? Quali sono i meccanismi che si mettono in moto, nella mente e nel comportamento, di chi subisce questo tipo di sopruso?

L’autrice spiega come chi subisce questo tipo di violenza non sempre si rende conto del male che le viene inferto e arriva a chiedere aiuto psicologico, non tanto per se stessa e per uscire dalla situazione abusante, ma per il partner, nella convinzione che “l’unico modo per ricominciare sia fare stare bene lui.”

MANIPOLAZIONE E ISOLAMENTO

Si legge nel libro:

“Le tecniche utilizzate dai manipolatori sono molte […] ma tutte sono correlate a far sentire l’altra persona in errore, […] sbagliata.. Da qui dunque la negazione dell’evidenza, le bugie, i ribaltamenti di fronte, i silenzi e le sparizioni improvvise usate come forma di violenza”.

Dal love bombing al gaslighting, il carnefice si serve di diverse tecniche manipolatorie per impossessarsi mentalmente, e anche fisicamente, della vittima. E a mostrare alcuni fenomeni ci pensa un vecchio film in bianco e nero.

È il 1940 quando George Cukor gira Gaslight, con Charles Boyer nei panni di Gregory e Ingrid Bergman in quelli di Paula. Il film, tratto dall’omonima piece teatrale di Patrick Hamilton, mette in scena le macchinazioni compiute dall’uomo nei confronti di sua moglie al fine di condurla alla pazzia: l’accusa di essere sbadata, cleptomane, ha atteggiamenti violenti e ossessivi nei suoi confronti; abbassa l’illuminazione a gas, da qui il titolo del film.

Scena tratta dal film Gaslight, George Cukor, 1940.
Charles Boyer e Ingrid Bergman

Paula gradualmente inizia a vacillare e a dubitare di se stessa, fino al suo annullamento. Non c’è alcun segno di rimorso o pentimento in Gregory. Lucidamente l’uomo osserva con distacco la sua vittima crollare.

È da questo film che viene ricavato il temine gaslighting per indicare l’azione manipolatoria che l’individuo mette in atto al fine di indebolire l’altra persona e farla dubitare di se stessa, attraverso comportamenti verbali e gestuali subdoli.

ALTRI ASPETTI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE

Sono diverse le motivazioni per cui una donna non riesce a sganciarsi da una situazione abusante. Dalla violenza economica che subisce, aspetto a cui l’autrice dedica spazio, al come vittima e carnefice vengono visti e considerati da occhi esterni.

Tutto questo ci viene raccontato attraverso la testimonianza di Rosa, nome di fantasia, che sperimenta ogni giorno, sulla propria pelle, la difficoltà di distaccarsi dal partner violento, nonostante ne abbia la consapevolezza e tutta l’intenzione di liberarsi da quella condizione.

Segue poi un’interessante excursus sulle leggi che dovrebbero tutelare la donna e su come la donna venga rappresentata in alcuni prodotti televisivi, cinematografici e artistici, apparentemente alternativi ma che col tempo hanno rivelato una narrazione tutt’altro che anticonformista.

Photo by Liza Summer on Pexels.com

Il merito di questo breve saggio, denso di significato, arricchito da dati ufficiali, testimonianze e riferimenti sociali e culturali, è quello di mostrare tutti quei meccanismi psicologici, ma anche economici e sociali che subiscono le donne vittime di violenza psicologica (e non solo): dalla spiegazione di alcuni concetti come victim blamimg o gaslighting; alle radici della violenza maschile e femminile; fino all’aspetto giuridico e sociale del fenomeno, La colpa di chi resta è un libro che aiuta a capire il mondo di chi subisce determinati soprusi e abusi, e perché è fondamentale non giudicare e, soprattutto, non colpevolizzare, la vittima.

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