Narrare la malattia

“Malattia come metafora” e “Aids e le sue metafore” – I PARTE

Io intendo descrivere non la realtà dell’emigrare nel regno della malattia e del viverci, ma le fantasie punitive o sentimentali costruite intorno a questa situazione; non una geografia reale, ma stereotipi di carattere nazionale. Il mio tema non è dunque la malattia fisica in sé, ma i modi in cui la malattia viene usata come figura o come metafora. La mia tesi è che la malattia non è una metafora, che la maniera più corretta di considerarla-e la maniera più sana di essere malati-è quella più libera e aliena da pensieri metaforici. Tuttavia è quasi impossibile prendere residenza nel regno dello star male senza essere influenzati dalle impressionanti metafore.
Susan Sontag

Con la morte di Sinisa Mjalovic e Gianluca Vialli si è assistito, ancora una volta, al rafforzamento, da parte dei media, del concetto del malato come combattente, che lotta per avere salva la vita, come se guarire o meno da una malattia, in questi casi leucemia e cancro, dipendesse dalla responsabilità dell’individuo che non si è impegnato abbastanza per sconfiggere il male.

Gli usi metaforici delle malattia sono stati analizzati nel libro Malattia come metafora della scrittrice e intellettuale americana Susan Sontag, scritto in seguito alla diagnosi di cancro.

Servendosi di una fitta rete di riferimenti culturali, Sontag intendeva dimostrare perché alle malattie vengano attribuiti significati che vanno oltre il fatto biologico in sé, veicolando così messaggi distorti sul mondo della malattia e del malato.

Prima di affrontare la lettura di Malattia come metafora è necessario fare una premessa. E’ trascorso quasi mezzo secolo dalla sua pubblicazione, ed è innegabile che, in questo arco di tempo, la ricerca abbia compiuto grandi progressi. E’importante dunque contestualizzare il testo all’epoca in cui è stato scritto e pubblicato. Tuttavia alcune osservazioni della Sontag risultano ancora oggi attuali e degne di grande attenzione, soprattutto per quanto concerne il linguaggio adoperato, sia nella sfera pubblica che in quella privata, quando si parla di malattia.

Malattia come metafora: una breve analisi

Malattia come metafora ripercorre i timori, i pregiudizi e preconcetti che per lungo tempo hanno accompagnato il cancro e la TBC, ritenute in passato malattie della consunzione e della passione, spesso “romanticizzate”, trasfigurate o taciute.

Illness as metaphor
(prima ed. pubblicata nel 1977)

La letteratura ha veicolato alcune credenze fin dai tempi antichi: già nell’Iliade e nell’Odissea si parlava di malattia intesa come punizione sovrannaturale, concetto consolidatosi con l’avvento del cristianesimo. Tuttavia le cose cambiano nel corso dell’Ottocento, quando la malattia inizia ad essere considerata la diretta espressione dei moti interiori dell’individuo e dei suoi disagi inespressi, che si riteneva potessero essere risolti con una ferrea volontà del malato di guarire. Il cancro era ritenuto la causa di un eccesso di passione da parte dell’individuo che non lasciava trapelare nulla del proprio disagio, mentre la tbc era il segno dei desideri che il malato reprimeva senza però riuscire a celarli del tutto, nonostante i suoi sforzi.

In seguito si sviluppò l’idea che non fossero tanto i desideri autodistruttivi e inespressi, quanto il carattere oggettivo dell’individuo ad essere la vera causa delle malattie. Nell’immaginario letterario il malato di tubercolosi era spesso un fuorilegge o un individuo che vive ai margini della società, circondato da un alone di romanticismo, mistero e malinconia; al contrario il malato di cancro era uno sconfitto a prescindere, dal carattere gelido, che destava sentimenti di ripugnanza.

Con la scoperta del vaccino per la TBC, le concezioni punitive riguardo il cancro si sono ulteriormente amplificate. Se si fanno “crociate”, “lotte” e “battaglie” contro questa malattia spostando, apparentemente, il focus sulla malattia e non sul malato, questo non significa che il malato è esente da colpa. Infatti nel corso dell’Ottocento e del Novecento si diffusero alcune teorie in ambito psicologico che attribuiscono al paziente la responsabilità di ammalarsi e guarire (concezioni ancora oggi diffuse).

La metaforizzazione della malattia, secondo la Sontag, non è affatto utile in quanto rafforza l’idea che la responsabilità di “farcela” o “non farcela” dipenda del malato stesso; pertanto sarebbe auspicabile riuscire a liberare la malattia dai pensieri metaforici e renderla libera dalla retorica che colpevolizza sempre il malato.

Alcune questioni

Susan Sontag

Questo è il primo dei due articoli che dedico al testo Malattia come metafora. Dieci anni dopo la pubblicazione di questo saggio, Susan Sontag scriverà AIDS e le sue metafore in cui argomenta come l’AIDS rappresenti, nel mondo contemporaneo, la malattia che più venga metaforizzata.

Ma metaforizzare la malattia è sempre sbagliato?

Metaforizzare un evento significa renderlo più accessibile, soprattutto quando è difficile da comprendere o traumatico come la diagnosi di una malattia cronica e incurabile. Le persone che ricevono tali diagnosi possono allora essere portate a metaforizzare la propria condizione e intenderla come una battaglia (considerarsi eroi), come un viaggio o una partita e vederla così sotto nuovi aspetti.

Il vero problema dunque non sta nel metaforizzare l’evento “malattia”; d’altronde è la stessa Sontag ad affermare che

Dire che una cosa è o somiglia a qualcosa-che-non-è, è un’operazione mentale antica quanto la poesia e la filosofia, ed è il terreno di coltura della maggior parte delle forme di conoscenza

Anche Malattia come metafora inizia con la celebre metafora “la malattia è il lato notturno della vita”. Abbiamo bisogno di metaforizzare per afferrare meglio certi significati e comprendere appieno certi avvenimenti.

Tuttavia, come specificherà Sontag, è importante liberarsi di alcune metafore e/o cercando di non usarle.

Ma di questo parlerò in un articolo successivo.

TI CONSIGLIO:

Questo è il link per poter leggere e scaricare la mia tesi di laurea dal titolo LE TEORIE DELLA NARRAZIONE SULLA MALATTIA COME METAFORA. Se decidi di leggerla e/o scaricarla, lasciami un commento
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