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Anomalisa: quando i corpi raccontano la solitudine

Noi siamo abituati a considerare il corpo, il modo di essere del corpo, del nostro corpo e del corpo degli altri , nella sua dimensione anatomica e fisiologica come corpo-cosa, come corpo-oggetto. Ma c’è un’altra dimensione del corpo, ed è quella del corpo vivente che ci mette in comunicazione con noi stessi e con il mondo.

LE PAROLE CHE CI SALVANO, EUGENIO BORGNA, PAG.108

Ogni corpo è un corpo a sé e non lo è soltanto per le sue caratteristiche fisiche ma sopratutto per i messaggi che comunica. Esso ci parla, e parla agli altri, continuamente: lo sguardo, le mani, i movimenti delle labbra, quel piccolo tic che ci rende unici e irripetibili, sono tutti messaggi che il nostro corpo invia, trasmettendo la nostra immagine interiore.

Ma siamo davvero in grado di cogliere questa unicità in noi stessi e negli altri?

Partendo da queste premesse, desidero parlare del film Anomalisa, di Charlie Kaufman e Duke Johnson. Interamente realizzato con la tecnica dello stop-motion, Anomalisa è uno dei film, paradossalmente, più veri e umani che io abbia mai visto; paradossale in quanto le figure non sono umane ma realizzate con la stampa 3D.

TRAMA

Michael Stone

Michael Stone è un uomo di mezza età a cui non sembra mancare nulla: è sposato, padre di un bambino e sul lavoro, oratore motivazionale sull’assistenza clienti, gode di ottima fama.

Tuttavia Michael è profondamente infelice. Soffre infatti di un raro disturbo psichiatrico che gli fa percepire tutte le persone allo stesso modo: stessi tratti somatici e stessa voce maschile.

Recatosi a Cincinnati per tenere un convegno, all’hotel Fregoli (il nome allude alla rara sindrome di cui soffre) presso cui alloggia sente una voce diversa: è quella di Lisa Hesselman che insieme al sua amica Elisa si trova a Cincinnati proprio per assistere al convegno di Michael.

Affascinato da quella voce dolce e gentile, Michael farà la conoscenza della timida e insicura Lisa. Tra i due nasce subito una grande attrazione fisica e mentale e finiranno per trascorrere la notte insieme. Ma la mattina dopo la voce di Lisa subirà un mutamento che disorienterà Michael …

La sindrome di Fregoli

La sindrome di Fregoli è la credenza delirante di credere che diverse persone siano in realtà la stessa persona che cambia fattezze
Immagine presa dal web

Nonostante nel film non venga esplicitamente dichiarato, Michael soffre della Sindrome di Fregoli, un raro disturbo psichiatrico che porta l’individuo che ne è affetto a credere che diverse persone siano in realtà la stessa persona che cambia fattezze, al fine di perseguitare il soggetto affetto da tale delirio.

Nel film, Michael vede tutte le persone che lo circondano con le stesse caratteristiche fisiche e la stessa voce maschile; tutti, compreso lui stesso, presentano una cucitura nera che attraversa il loro viso da una tempia all’altra, una sorta di ferita. L’unica che sembra contraddistinguersi in questo mondo di burattini è Lisa e rappresenta l’unico personaggio che consentirà a Michael di uscire dalla propria bolla di dolore per interagire in modo profondo con lei.

SOLITUDINI CHE SI INCONTRANO

Lisa Hesselman

Lisa è una donna fisicamente poco appariscente, fragile e insicura, a differenza della sua amica Emily, estroversa e spigliata. Ha un ciuffo rosa che fa cadere sul viso per coprire una cicatrice vicino all’occhio.

La sua voce però trasmette il canto delle sue emozioni, la rende agli occhi di Michael un donna eccezionale, anche se lui non riesce a comprendere il motivo.

Per questo Michael la invita a trascorrere la serata con lui nella sua stanza. Una notte di confidenze, in cui a parlare è principalmente Lisa, al quale si racconterà a Michael con sincerità e dolcezza; per lui canterà e si lascerà andare in un incontro intimo, impacciato ma tenero, realistico, con tutte le emozioni che comporta la prima volta insieme.

L’incontro tra Michael e Lisa

Il corpo di Lisa è un corpo che parla, comunica: nel suo volto, nella sua voce, nelle sue movenze esprime tutta la sua umanità, le sue debolezze, le sue fragilità senza volere e dovere essere qualcosa di diverso per conquistare l’uomo che ha di fronte. D’altronde sono le cifre espressive del suo corpo, che comunicano genuinità, ad affascinare Michael.

Michael Stone

Le solitudini dei due personaggi sono solitudini differenti: Michael lotta contro una solitudine interiore che lo consuma; è solo nella sua lotta contro la malattia e i suoi demoni, che si replicano, senza lasciargli una via di uscita, schiacciandolo in quella nella sua realtà delirante. Il suo è un mondo ciclico, che lo riporta continuamente a sé stesso, alla sua vita artefatta, di cui sente tutto il peso. Il suo sguardo è vacuo, i suoi movimenti sono meccanici; il volto è inespressivo, incapace di sorridere o esprimere qualsiasi emozione: solo Lisa ha rappresentato una breve parentesi che gli ha donato un raggio di speranza e apertura.

Lisa Hesselman

La solitudine di Lisa invece è una solitudine aperta: è una donna piena di vita, disponibile all’incontro, alla comunicazione e alla comprensione. Ride, piange, canta, si lascia trasportare dal moto interiore dei sentimenti. Quando Michael è in preda ad un attacco delirante, lei lo osserva, il suo sguardo trasmette comprensione e empatia verso la sofferenza dell’uomo. E la sua fiducia e la sua gratitudine, nonché una nuova speranza per il futuro, verranno poi trasmesse in una toccante lettera finale.

… per concludere

Attraverso il racconto di un uomo affetto da un disturbo psichiatrico, Anomalisa ci pone dinanzi al problema della solitudine che affligge il mondo contemporaneo. Totalmente immersi nella tecnologia, nel rincorrere i numerosi impegni, sempre di fretta e di corsa per raggiungere, spesso, cose e persone che non sono realmente significative per la nostra vita, dimentichiamo di osservarci e osservare ciò che ci circonda, non prestando l’attenzione dovuta ai messaggi che il corpo, e i corpi, inviano.

Si rischia così di sembrare tutti automi, tutti uguali, tutti impegnati in una corsa contro il tempo che dilegua il nostro essere. Allora potremmo fare come Lisa: fermarci a cantare, ad accarezzare le nostre cicatrici, a osservare e ascoltare con attenzione il nostro corpo e quello di chi abbiamo di fronte, per appropriarci lentamente della comunicazione empatica verso noi stessi e verso gli altri

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Per approfondire sulla Sindrome di Fregoli:

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